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GEORGES IVANOVICH GURDJIEFF (1866-1949)
THOMAS ALEKSANDROVIC DE HARTMANN (1886-1956)



Musica a quattro mani: musica, non pianoforte. In questo caso, infatti, l’espressione "a quattro mani" sintetizza solo il momento compositivo che coinvolge due autori. Una collaborazione unica, tanto più interessante se si considera che i compositori di queste pagine, Georges Ivanovitch Gurdjieff e Thomas Alessandrovich De Hartmann, sono due musicisti diversi per formazione e cultura.

Gurdjieff nasce nel 1866 ad Alessandropoli, ai confini tra l’Armenia e la Turchia, in una regione del Caucaso crocevia di numerose etnie. Suo padre era tra i depositari della tradizione orale dei cantori del luogo: personaggi singolari che, a richiesta dell’uditorio, narravano in versi i grandi miti antichi. L’esperienza familiare è la base degli approfondimenti che Gurdjieff compie negli anni della giovinezza a Kars, cantando regolarmente nel coro della chiesa ortodossa russa; il decano della Cattedrale, colpito dallo suo spirito acuto e dalle sue attitudini, lo educò anche nel campo religioso e scientifico. Con un gruppo di amici, partecipa a varie spedizioni in Asia e nella penisola Arabica alla ricerca di conoscenze e tradizioni di origine remota. Visitando alcune confraternite religiose che vivevano in monasteri inaccessibili, ha l’opportunità di approfondire tanto le sue conoscenze psicologiche che il significato dell’arte sacra e delle danze rituali. Vent’anni dopo, nel 1912, Gurdjieff ritorna in Europa presentando un nuovo insegnamento, una via non religiosa verso l’evoluzione interiore dell’uomo. Intorno alla sua scuola si aggregarono diverse generazioni di discepoli mentre il suo pensiero trovò un’eco profonda nelle opere di René Daumal, Alexander de Salzmann, P. D. Ouspensky, Frank Lloyd Wright, Pierre Schaeffer e lo stesso T. De Hartmann.

Nato in Ucraina nel 1886 da una famiglia di origine tedesca, De Hartmann studia armonia e composizione con Anton Arensky, allievo a sua volta di Rimsky-Korsakov, contrappunto con Aleksandr Sergeevic Taneev e pianoforte con Annette Essipova, una eccellente concertista e quotata didatta che aveva messo a punto una tecnica esecutiva fondata sull’immobilità della mano e l’agile indipendenza delle dita. L’insegnante aveva un singolare metodo per raggiungere il suo scopo: poneva una moneta d’argento sul dorso della mano dell’allievo, il quale poteva intascarla se fosse riuscito a non farla cadere durante l’esecuzione. Diciottenne, si diploma nel 1903 al conservatorio di San Pietroburgo. Il successo di una sua composizione per balletto, Il Fiore Scarlatto, gli procura a ventuno anni una precoce celebrità e un’ampia rete di relazioni artistiche. Trasferitosi poi a Monaco per studiare direzione d’orchestra con Felix Mottl, vi incontra Vassily Kandinsky con il quale avvia un intenso scambio di idee. Nel 1912 scrive il breve saggio su "L’anarchia nella musica" che apparirà nel volume Il Cavaliere Azzurro dello stesso Kandinsky e Franz Marc, uno dei manifesti programmatici più significativi per l’arte del XX secolo. Interessato a capire l’insieme di relazioni che collegano le diverse forme di espressione artistica, De Hartmann possedeva uno spirito di ricerca libero e non convenzionale. Ritornato a Pietroburgo, nel 1916 incontra Gurdjieff che eserciterà una profonda influenza sulla sua vita.

Nel 1917, in seguito agli sconvolgimenti sociali recati in Russia dalla Rivoluzione di Ottobre, De Hartmann decise di seguire Gurdjieff in un viaggio avventuroso che, attraversando il Caucaso, lo avrebbe condotto fino a Costantinopoli. Al seguito di Gurdjieff, il compositore russo non solo ebbe l’opportunità di assimilare profondamente la natura della musica orientale ma iniziò a comporre le musiche di accompagnamento di alcune danze sacre create dal maestro caucasico.

Nel 1922, Gurdjieff stabilì il suo istituto nel priorato di Fontainebleau, nei pressi di Parigi, dove si dedicò anche all’attività di scrittore e coreografo. Di ritorno da un viaggio in America, rimase vittima di un grave incidente stradale; il lungo periodo di convalescenza gli permise di intensificare la collaborazione musicale con De Hartmann, che lo aveva seguito in Francia in compagnia della moglie. Tra il luglio del 1925 e il maggio del 1927 i due uomini composero insieme circa 300 brani ispirati a reminiscenze di musiche sacre e melodie tradizionali orientali. Era convinzione di Gurdjieff che le caratteristiche di certe culture fossero custodite e rivelate dalle loro musiche, la cui peculiarità era quella di trasmettere una forma di conoscenza non verbale; dotato di una memoria straordinaria, egli riuscì a ricostruire, talora nei minimi dettagli, i ritmi e le melodie ascoltate in venticinque anni di pellegrinaggio in Asia. Si trattò di un lavoro molto complesso nel corso del quale Gurdjieff indicava le chiavi e le melodie fondamentali "ora fischiettandole, ora accennandole al piano", mentre De Hartmann era impegnato in uno sforzo di traduzione, interpretazione e immediato arrangiamento.

Così ricorda De Hartmann: "
...mentre ascoltavo mi toccava scarabocchiare in modo febbrile i complessi movimenti della melodia. Lui non ripeteva che due note, ma qual era il ritmo? Come segnare gli accenti? Spesso non era possibile il ricorso ad una tecnica occidentale...il torrente melodico non poteva essere costretto dentro le battute. Quanto all’armonia, quella capace di sostenere la tonalità orientale della melodia, veniva messa a punto solo gradualmente..."*

Cogliere la melodia e trascriverla secondo la notazione musicale europea richiese un grande sforzo; ne risultarono delle composizioni in cui l’armonia è suggerita dagli stessi intervalli melodici, spesso sostenuti da un bordone della tonica o dall’aggiunta della quinta. Tra la melodia affidata alla mano destra e l’accompagnamento della sinistra talvolta si produce un’interazione ritmica con continui mutamenti di tempo all’interno di poche battute; i sistemi tonali, invece, scaturiscono da alcune divisioni dell’ottava poco familiari alle orecchie occidentali. La breve durata dei brani lascia, inoltre, poco spazio a un descrittivismo esasperato come pure alle costrizioni oggettive della forma; e d’altra parte proprio l’eterogeneità del gusto e della formazione dei due autori consente di attingere all’inesprimibile pervenendo allo spirito e al senso profondo della musica. Gurdjieff morì a Parigi il 29 ottobre 1949. De Hartmann il 26 marzo 1956 a New York, alla vigilia di un’importante esecuzione al Cornige Hall.

*
Thomas and Olga de Hartmann, Our Life with Mr Gurdjieff, Definitive Edition, London: Penguin Arkana, 1992. Ed. italiana La nostra vita con Gurdjieff, Roma


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